Descrizione

TUTTO A SUO NOME

scritto e diretto da Alessandra Schiavoni

con Andrea Zanacchi

 

SINOSSI

Un uomo seduto su una poltrona, un’enorme tazza di latte e le continue telefonate di venditori insistenti. Riccardo è un ingegnere di 37 anni, disoccupato da due, intelligente, brillante ma privato di qualunque aspettativa sul futuro ed orami costretto a vivere a casa di sua madre, o come ama chiamarla: “il suo unico ammortizzatore sociale”. Superato l’orlo della disperazione si ritroverà ad affrontare una situazione paradossale e di lucida follia. Il progetto del suicidio disturbato dalle incursioni telefoniche di Gabriella, la vicina sospettosa ed invadente, sono solo alcuni degli appuntamenti tragicomici che conducono al cuore della pièce.

Un testo adrenalinico che tra situazioni paradossali, momenti comici e attimi di follia, disegna il periodo storico che stiamo vivendo, avvicinando lo spettatore con leggerezza al disagio e alla crisi personale a cui può condurre la perdita di lavoro. Cosa o chi salverà il nostro protagonista dal disperato progetto di farla finita con la vita?

Lo spettacolo porta in se’ un messaggio di speranza, ovvero che al di là di qualunque crisi, la risorsa principale per superare questa impasse, sarà sempre la collettività. Usando le parole di Riccardo : “Il valore di un uomo è dato da come esso influisce sui destini di altri uomini e non c’è Dio in tutto l’intero, stramaledetto e meraviglioso universo in grado di fare una tale differenza!”

 NOTE DI REGIA

La crisi che attanaglia l’economia di un paese è spesso raccontata attraverso numeri, previsioni e dati di grandi economisti, ma la realtà del viver quotidiano di chi ha perso il lavoro, si perde in questo panorama fatto di grandi cifre. I dati sconfortanti dei suicidi nel nostro Paese e nel resto d’Europa, testimoniano il clima di disperazione e di sbando collettivo nel quale siamo immersi.

Cos’è un uomo senza lavoro? Cosa può arrivare a fare quando viene privato della dignità e della prospettiva di un futuro?

Volevo parlare di questo, capire e raccontare cosa accade ad una persona che perde da prima il lavoro, poi la casa, la macchina, le relazione sociali. Un uomo messo alle corde, costretto all’isolamento, dimenticato dalle istituzioni…”un uomo inutile”, di cosa può essere capace? E soprattutto a cosa può aggrapparsi per ritrovare la forza di andare avanti e vivere.

La giornata tipo di un disoccupato, relegato oramai in casa, immerso nella sua immobilità fatta di solitudine e di tempo vuoto e infecondo è lo scenario nel quale si snoda la storia del nostro protagonista. Il testo realizzato in chiave comica e grottesca,  regala nel finale una riflessione profonda, una analisi critica e tagliente della nostra società.