Il teatro è vita
Un tentativo di rieducazione al bello, per riconoscerlo e per difenderlo. Riappropriandoci della memoria facendone storia per viverla, senza paura di esporsi, nella realtà.
“Nasce un movimento culturale, una Quarta Parete che si fa patrimonio di tutti, attraverso un sipario strappato.”
Prossimi Spettacoli
Di seguito puoi trovare il calendario e tutte le informazione sui nostri prossimi spettacoli
MISTERO BUFFO
“Il primo miracolo di Gesù bambino” e “La parpaja topola”
di Dario Fo e Franca Rame
interpretazione e regia Ugo Dighero
produzione Teatro Nazionale di Genova
Ugo Dighero rivisita due grandi monologhi di Dario Fo: Il primo miracolo di Gesù bambino e La parpàja topola. Tra i più famosi del repertorio di Fo, questi due brani uniscono un grande divertimento a un forte contenuto, il tutto condito con la leggerezza e la poesia tipici dei racconti dell’autore italiano più rappresentato nel mondo. Il ritmo incalzante e l’interpretazione simultanea di tutti i personaggi delle due storie, narrate utilizzando un miscuglio di dialetti padani e di grammelot – il linguaggio inventato dal Premio Nobel – consentono a Dighero di mettere in campo tutte le sue capacità attoriali, dando vita a una galoppata teatrale che lascia senza fiato.
Il primo miracolo di Gesù Bambino è tratto dallo spettacolo “Storia della tigre e altre storie “del 1977. Dario Fo costruisce questa storia prendendo spunto dai “Vangeli apocrifi”, quell’insieme di storie legate alla vita di Gesù e degli apostoli, alla base di tutta la letteratura paleocristiana. Durante la fuga in Egitto Gesù, Giuseppe e Maria si fermano a Jaffa, dove vagano per la città cercando lavoro. Gesù rimane da solo in mezzo alla strada e tenta di fare amicizia con i ragazzini del posto per giocare con loro. Purtroppo viene deriso in quanto “foresto”, un povero emigrante figlio di emigranti che parla un dialetto incomprensibile. Gesù si trova nella condizione del “diverso”, cerca di vincere il rifiuto che gli altri ragazzini gli oppongono e, pur di farseli amici, di riuscire a giocare e ridere con loro, decide di compiere un piccolo miracolo. Subito i bimbi entusiasti lo eleggono “capo dei giochi”, ma quel divertimento fantastico viene distrutto dall’antipatico figlio del padrone della città.
La parpàja topola è tratto da “Il fabulazzo osceno” del 1982. Narra di un giovane e sempliciotto capraio, Giavan Pietro, divenuto improvvisamente ricco per l’eredità ricevuta dal suo padrone. Costui, unico contatto umano di Giavan Pietro, soffriva di una specie di idiosincrasia per le donne ed era in sostanza un misogino paranoico. Il povero pastore, terrorizzato dai racconti del padrone, appena vedeva delle ragazze si andava a nascondere, accucciandosi in mezzo alle pecore. Ovviamente la notizia della sua ricchezza si diffonde velocemente e il poveretto si trova circondato da aspiranti spose. Tra tutte ha la meglio Alessia, che con la sua bellezza vince le paure di Giavan Pietro. La splendida ragazza non disdegna i favori di Don Faina sotto lo sguardo compiacente della madre. Quest’ultima obbliga il prete a trovare un marito alla ragazza prima che sia troppo tardi ed ecco entrare in gioco il giovane pastore. La prima notte di nozze tutto viene combinato perché il povero Giavan Pietro rimanga a bocca asciutta e faccia posto al prelato, ma l’ingenuità del capraio tocca a tal punto il cuore della ragazza che tutto si conclude in suo favore trasformando il tema “osceno” della storia in una favola poetica di grande purezza.
«Una gestualità ampia e rigorosa, ritmi e tempi comici perfetti, molti gli applausi anche a scena aperta per un bravissimo Ugo Dighero». Gazzetta di Parma
«Con le sue grandi capacità attoriali Dighero catalizza l’attenzione del pubblico e riesce a popolare il palco di un’abbondanza di personaggi ed elementi dinamici e vitali». Sipario.it
«Uno spettacolo dall’effetto dirompente il cui esito è ancorato esclusivamente alle doti attoriali del protagonista, privo com’è di qualsivoglia orpello scenografico». Saltinaria.it
Il comico scherza e intrattiene allegramente, ma arriva anche per lui il momento di sbottare. Di fronte a
certe tendenze non è capace di sorridere e passare oltre: vuole capire, sviscerare il problema e infine,
scovata la verità più plausibile, non può fare a meno di gridare la propria insofferenza. È questo ciò che
accade a Omar Fantini nel suo nuovo spettacolo.
Passando in rassegna quelle che ritiene essere vere e proprie piaghe dei nostri giorni, Omar cerca di dare un
senso ad ambientalisti, ai teorici del complotto, ai vegani, perfino ai ciclisti. Il tutto in uno scenario tanto
inquietante quanto inequivocabile: la natura ci odia. Per questo la vita è tanto complicata. Omar si
infervora, contesta e chiede spiegazioni. L’aspetto buffo? Più lui si rode il fegato e più ci fa ridere.
Uno show in stile stand-up comedy pungente ed attuale, che riesce a coinvolgere e divertire anche chi non
si trova d’accordo con le sue posizioni. Un monologo che va dritto al punto, dicendo le cose come stanno
nella cruda ironia tipica di Fantini. Non per niente, è uno spettacolo senza zuccheri aggiunti, con odio di
palma e privo di grassi satiri (nonostante l’età che avanza, Omar mantiene infatti una discreta forma fisica…
O quanto meno ci prova).
Genere
STAND-UP COMEDY
Durata
1h 30’
Ridi Pagliaccio – 12 Storie Tristi
di e con Fabrizio Lamberti
Fabrizio Lamberti è, allo stesso tempo, il professore ed il compagno di banco che avete sempre sognato. Capace di catturarvi con la sua cultura musicale, come il più illuminato degli insegnanti, ma anche di farvi andare di traverso la merenda per le risate, come il più indisciplinato della classe.
In un’ora e mezza di spettacolo Lamberti racconta, spiega, diverte, affascina come un navigato storyteller, senza far mai dimenticare, però, di essere un grande musicista/compositore.
Così “Ridi pagliaccio – 12 Storie Tristi” riesce ad essere una spassosissima lectio brevis in bilico tra il mondo del melodramma e quello del pop/rock, ma anche l’occasione per apprezzare i virtuosismi del protagonista, frutto di quasi quarant’anni di onorata carriera sui tasti bianchi e neri di un pianoforte.
Le storie tristi del sottotitolo altro non sono che il racconto di una serie di disastri ed imprevisti esilaranti avvenuti sui palchi nobili di tutto il mondo. Il variegato mondo dell’Opera lirica ed il suo “dietro le quinte” disegnano un universo insospettabilmente divertentissimo. Il testo dello show è una raccolta di fatti di cronaca realmente accaduti condito da considerazioni e commenti impostati come “discorsi da bar”.
Testo e musiche di Fabrizio Lamberti
Video grafiche di Bruno Desole
FREAK AND COMEDY
Il primo show con la VARIANTE COMYCA
contagioso contaminante con un MIX di personaggi dalla strana natura FREAK fenomeni da baraccone guitti dello spettacolo
attingendo a tutte le discipline dell intrattenimento passando dal cabaret al alla magia x sconfinare nel surreale mondo circense il tutto con la sola missione di portare divertimento ilarità e gioco ad un pubblico ormai narcotizzato da no tax no pax no vax no sex
Proponendo l’unica soluzione
LA RIVOLUZIONE CLOWN
Commedianti- comici- ballerini -circensi –
Maghi – I due ambasciatori del sorriso ENZO e DIDI in tenuta antidepressiva sparando demenziali gag e performance mozzafiato vi colpiranno al cuore ma soprattutto all anima rendendovi liberi e divertiti
FREAK AND COMEDY
Con
ENZO POLIDORO ( Colorado)
( showman Magicians ventriloquist )
DIDI MAZZILLI (Colorado )
( extreme clown comic fun crazy)
EDDY MIRABELLA (zelig )
( artista dallo stile CIRQUE du soleil)
ALESSADRO PETRONAS
( il demenziale seduttore il parrucchiere assurdo )
Tutto lo show porterà il pubblico ad essere spettatore ma allo stesso tempo anche protagonista essendo coinvolto in una atmosfera comica ed emotiva in alcuni momenti della serata …fino ad arrivare in una vera “nevicata” giocosa
X augurare un bellissimo natale fuori stagione!
VINCITORE FESTIVAL INVENTARIA 2022
BARBIE E KEN
-riflessioni su una felicità imposta
Una creazione di Letizia Buchini, Filippo Capparella e Saskia Simonet
Produzione Teatro la Fuffa
Coproduzione Fondazione SAT
Regista Filippo Capparella
Co-regista Saskia Simonet
Attore/Attrice Letizia Buchini e Filippo Capparella
Consulenza luci e scenografia Michelangelo Campanale
Musica originale Davide Rossi
Voce off Paolo Fagiolo
Con il sostegno di TRAC Puglia, LaRibalta Novara, Artisti associati Gorizia,
Maggio all’Infanzia
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
Un attore e un’attrice dentro a due scatole grandi poco più del loro corpo. Sono Ken e Barbie nello scaffale del Toys Center. Sono uno accanto all’altra, ognuno nella propriascatola; hanno due forzati sorrisi da giocattoli, come fossero dipinti e inestirpabili. La scena è composta da un telo di nylon appeso ad un’americana e due quinte ai lati, a terra ci sarà un tappeto danza bianco: l’effetto sarà quello di una grande scatola sulla scena. Barbie e Ken, due bambolotti creati dall’uomo a sua «immagine e somiglianza» si trovano meccanicamente costretti ad eseguire dei comportamenti stereotipati e cliché indotti dal loro “ruolo” in quanto “modelli” per bambini. I due fatalmente e involontariamente si ribelleranno a quello schema mettendo in dubbio il loro sapere surrogato e andando
incontro a tutte le domande e le contraddizioni umane. La loro apparentemente superficiale conversazione, li porterà, senza che se ne rendano conto, a discutere dei massimi sistemi. È appunto questa inconsapevolezza che metterà in dubbio le loro conoscenze, delle conoscenze che sembrano anch’esse prefabbricate. È parte della loro natura di giocattoli, di simboli, non avere dubbi ma solo certezze… La comicità nasce proprio dal fatto di avere tutte le risposte, ma non sapere perché. Pezzo per pezzo tutto il puzzle andrà sgretolandosi, lasciando presagire, in qualche silenzio, tutta la loro incerta umanità. Ken e Barbie diventano qui due Vladimiro ed Estragone sospesi in una dimensione senza tempo, intrappolati in due scatoloni della Mattel, e costretti a seguire dei comportamenti meccanizzati e stereotipati. Chi dice che Ken e Barbie debbano stare insieme? Chi dice che debbano essere sempre sorridenti e intransigenti di fronte a tutto? Che anche la loro dimensione simbolica e statuaria non possa lasciare varchi a dubbi esistenziali?
Ken e Barbie in questa storia si trovano a conversare della loro condizione di bambolotti, una condizione che è forse rappresentativa anche di noi e dei nostri tempi più di quanto non pensiamo. I due giocattoli in maniera inconsapevole e ingenua trattano di temi che riportano alla condizione di prigionia e assopimento dell’essere umano: pupazzi legati dentro una scatola, in vendita su uno scaffale… È a loro concessa una visione parziale e già predeterminata di quella che sarà la loro vita, concessa da un «potere» invisibile che li ha fagocitati. Personalmente ci interessa mettere in scena il cortocircuito paradossale che Barbie e Ken
rappresentano: loro sono modelli, e teoricamente dovrebbero comportarsi seguendo lo schema prestabilito della coppietta perfetta, ma la mancanza degli organi genitali non gli permette di farlo. Noi tutti cresciamo con questi “modelli” che inconsciamente incrementano la visione secondo cui il sesso è qualcosa di osceno e talvolta vergognoso…e nel “migliore” dei casi semplicemente non se ne parla. I protagonisti del nostro spettacolo sono mossi dall’incessante ricerca della felicità; che è vista dai due pupazzi come un assioma al quale si deve ambire, senza nemmeno sapere il perché. Il meccanismo però verrà sovvertito dai dubbi di Barbie, quando si chiederà se esiste qualcos’altro oltre alla felicità.
RED
45 minuti
età 5/9 anni
con
Irene Gulli
Giancarlo Mariottini
Riccardo Selvaggi
musiche
Alessandro Paganini
regia
Elisabetta Rossi
Red è un bambino simpatico, ma un po’ monello, tutti lo chiamano così perché indossa sempre un cappellino rosso, ma non conosce bene l’inglese! Un giorno la Mamma lo manda a portare la merenda dal Nonno, fermo a letto per un gran mal di schiena, ma Red, invece di ubbidirle e andare subito nella casetta in fondo al bosco, si ferma a giocare con tutti gli animaletti che incontra, con cui deve imparare a parlare in inglese. Mentre il tempo passa si presenta davanti a lui Black Wolf, il Lupo Nero, gran ladro di merende che, con l’inganno, si fa spiegare dove Red è diretto per cogliere di sorpresa sia lui che il nonno. Ma, per fortuna, il Direttore del Grande Circo si accorge di quello che sta accadendo e… La tradizionale favola “Cappuccetto Rosso” viene rivisitata comicamente prendendo spunto dal programma di inglese della scuola elementare. Le avventure di Red con gli animali del bosco, il Lupo, il Nonno e il Direttore del Circo, saranno rallegrate da canzoncine e filastrocche in inglese.
E POI CI SONO IO
Di e con Andrea Di Marco
Ci sono canzoni comiche e monologhi che raccontano di un ragazzo nato in periferia che guarda il mondo.
Ci sono i personaggi che negli anni hanno raccontato con punti di vista diversi quello che ci succede e ci capita.
C’è il mare. C’è Milano e Genova. Ci sono 54 anni da digerire e da vivere.
E poi ci sono io.
Questa commedia amara della Maraini è una fotografia della famiglia e di tutti i suoi meccanismi contorti, a volte malati, spesso complessi. I dialoghi sono serrati, viaggiano veloci e tra le righe emerge l’amaro e la profondità del dramma umano.
Nella cucina di casa, luogo di scontri ma mai di reale incontro reale, una nonna, la figlia e la nipote, pur amandosi, non fanno che combattersi per ribadire, ciascuna a suo modo, la loro cocciuta personale visione del mondo. facendo così emergere la comicità del testo diviso in due atti, che viene fuori dallo scontro fra le umane debolezze di nonna Mela e della giovane Carmen contro la cecità rivoluzionaria di Rosaria.
Mela da Dacia Maraini
Produzione Performer-Espressione Applicata
Regia di Emanuela Rolla
Con Rita Consoli (Mela), Roberta Piagneri (Rosaria) e Emanuela Rolla (Carmen)
Regista assistente Luca Maschi
Scene di Luca Maschi
Costumi BibiViola
“Costante, la nuvola” di Marco Rinaldi e Lazzaro Calcagno, interpretato dall’attore Davide Mancini, è un viaggio nel mondo del ciclismo: a raccontare le vicende epiche è il primo campionissimo, Costante Girardengo, che si materializza davanti a un giovane giornalista, incaricato di scrivere un articolo sugli scandali del ciclismo moderno; recatosi a un museo della bicicletta per recuperare informazioni, “incontrerà” Girardengo e, grazie ai suoi racconti avventurosi, non riuscirà più a screditare il ciclismo e finirà invece per innamorarsene.
Abbiamo avuto un grande successo di critica e di pubblico, ottenendo anche il prestigioso patrocinio e quindi riconoscimento dalla FCI; inoltre, abbiamo avuto il piacere di ospitare nella replica di Savona, la nipote di Girardengo, che ha espresso il suo enorme entusiasmo per la messa in scena, tenendo a precisare l’assoluta veridicità, non soltanto dei contenuti storici, ma soprattutto di quelli emozionali che l’hanno ricondotta al suo passato, riconoscendo il carattere e l’anima del nonno Costante.
Sulla stessa barca
Due cantautori e musicisti genovesi: un decano, Max Manfredi, e una giovane più che promessa, Andrea Facco, virtuoso suonatore di bouzouki irlandese (e non solo), vi accompagneranno in un viaggio nella canzone di autori genovesi e italiani, con personalissime riletture di brani storici, e con le loro canzoni originali. Sottolineeranno, quando è il caso, le inclinazioni all’umorismo, se non proprio alla goliardia e al cabaret, di molti cantautori genovesi, resi famosi da ballate pensose e a volte tragiche. “Una scuola senza allievi”, dove tutti sono stati e sono maestri, liberi di collaborare e persino di ignorarsi.
Drammaturgia Chiara Tessiore
Regia Sara Zanobbio
con Marinella Melegari
Spettacolo di Natale
Musiche dal balletto “Lo Schiaccianoci“ di Tchaikovskij
…Una delle fiabe natalizie più amate …
Tutto ha inizio la sera della vigilia di Natale, quando la piccola Marie trova un dono assai speciale: uno Schiaccianoci. Un pupazzo in forma di soldatino, che diventa subito il suo preferito. Ma quale non è la sua sorpresa quando quella notte stessa lo Schiaccianoci e tutte le sue bambole prendono vita per combattere contro il perfido Re dei Topi!
L O S C H I A C C I A N O C I E I L R E D E I T O P I
DI BABA JAGA AR T E E S P E T TA COLO
Una magica avventura, piena di magia e fantasie bizzarre: alberi di Natale, paesi incantati con prati di zucchero e fiumi di limonata! Eppure la piccola Marie non viene mai creduta: anche se è convinta, anche se ha le prove … i grandi non sono più capaci di vedere, le danno della sciocca, la rimproverano per la sua eccessiva
fantasia!
Si innesca così un divertente GIOCO INTERATTIVO (dalle imprevedibili risposte) con i piccoli spettatori, in cui la stessa Marie chiede loro conferma:
… l’avete visto anche voi?! …
Nato dal ciclo “Le letture della Baba Jaga“ (progetto multidisciplinare che si propone di riscoprire la magia delle favole lette ad alta voce) “Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi“ diviene ben presto uno spettacolo a tutti gli effetti, proposto sia a gruppi-classe delle scuole elementari sia ad un pubblico di famiglie.
Accompagnata e guidata dalle musiche di Tchaikovskij prende vita una storia continuamente sospesa tra sogno e realtà: una favola in cui regna la fantasia, in cui
vengono evocate principesse incantate, bambole parlanti e … “… tutte le cose più splendide e meravigliose… … cose che può vedere solo chi è un po’ matto … o sciocco … o sognatore … insomma solo chi… abbia gli occhi per vederle …!”
FASCIA D’ETÀ: dai 5 anni.
DURATA: 50 minuti.
GENERE: Teatro d’attore.
Lo spettacolo è particolarmente adatto per le scuole primarie.
Leonardo Manera presenta
LA VITA PERFETTA
fa schifo
In questo spettacolo Leonardo Manera descrive la giornata perfetta di uno qualsiasi di noi, dalla colazione del mattino alla cena della sera, mangiando alimenti sanissimi ma forse poco gratificanti (bacche di goji, quinoa, seitan…), nell’illusione di consumare il cibo ideale.
Poi, la raccolta differenziata dei rifiuti sentendosi in colpa se non si è messa ogni cosa nel sacco giusto, come se fossimo gli sterminatori del mondo; poi, ancora, i figli da accompagnare a scuola e in ogni attività quotidiana. Figli impegnatissimi, più degli adulti, già da poco dopo lo svezzamento, per non lasciar loro nemmeno un minuto libero per pensare.
Intanto, ci dedichiamo a lunghe pause sui social, che occupano e presidiano gran parte del nostro tempo libero, come se fossero l’unica valvola di sfogo e nei quali un semplice piatto di pasta col tonno, se postato, diventa apparentemente un piatto gourmet.
Pause sui social che, chissà, servono a dimenticare o sopportare un lavoro che non sempre è ben retribuito o fonte di soddisfazione, in un mondo che ci chiede di adeguarci al progresso e ai cambiamenti. Cambiamenti inevitabili, ma talvolta complicati da gestire. Eppure ci proviamo, sempre, come se fosse l’unica vita possibile, la vita perfetta.
Finché, giunta la sera, al termine di una giornata tipo, è inevitabile chiedersi: c’è ancora, per noi progrediti ma – anche – regrediti uomini d’oggi, un motivo per sorridere alla vita?
Leonardo Manera attraversa allora virtualmente la città, ma è una città diversa da quelle consuete. E’ una città dove anche le nuove vie e piazze sono simboliche dei tempi in cui viviamo: “Piazza Social”, “Via Influencer”, “Via della Scuola Vuota”, per arrivare, infine, in “Piazza della Paura”, a interrogarsi sugli elementi che danno ancora un senso alla vita.
Uno spettacolo che unisce il sorriso e le risate alla concreta considerazione del nostro modo di vivere, con la divertente e talvolta profonda analisi di tutto ciò che ogni giorno ci troviamo ad affrontare.
Durata: novanta minuti
UN CANTO DI NATALE
di Charles Dickens
Adattamento teatrale: Jud Charlton e Paolo Serra
Attore: Michelangelo Pulci
Disegno luci: Rocco Giordano
Regia: Paolo serra
In co-produzione con Quokka – PoloPositivo
Durata: 90 minuti
Genere: commedia
SINOSSI:
“Un canto di Natale” è la più classica delle storie natalizie. Una brillante critica sociale sui temi della redenzione e delle seconde opportunità.
Ispirandosi alle letture pubbliche di Charles Dickens, questo adattamento teatrale per un attore mescola la commedia al dramma, in uno spazio scenico
fatto di suoni e luci, attraverso il quale si propone di riscoprire e rinnovare la messinscena originaria dell’opera.
Londra 1843, vigilia di Natale. Nonostante la nebbia, il freddo e la diffusa povertà dell’epoca, la gioia delle persone e i loro canti natalizi invadono le strade. Quella sera erano tutti allegri, tutti tranne Ebenezer Scrooge, uno degli uomini più ricchi e infelici della città. Schiavo del suo stesso egoismo, e tanto avaro da non spendere nemmeno un centesimo per sé, quel vecchio uomo d’affari considerava le festività natalizie solo una perdita di tempo. Tuttavia, quella notte,
il fantasma del suo defunto socio decise di presentargli il conto, e da quel Natale Scrooge non fu più lo stesso.