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Il teatro è vita

Un tentativo di rieducazione al bello, per riconoscerlo e per difenderlo. Riappropriandoci della memoria facendone storia per viverla, senza paura di esporsi, nella realtà.

Prossimi Spettacoli

Di seguito puoi trovare il calendario e tutte le informazione sui nostri prossimi spettacoli

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Con il manifesto obiettivo di finire di pagare il mutuo, il più goliardico inviato televisivo italiano torna al suo primo amore: il Teatro Comico.

Cristiano Militello ripropone la sua autobiografia tutta da ridere, un’esilarante stand up comedy in cui l’attore toscano ci porta nel backstage della sua variegata carriera.

Con l’ausilio di uno schermo che funge da “memoria”, infatti, nello show si susseguono monologhi, aneddoti incredibili, scheletri nell’armadio, la strampalata gavetta, il periodo di “Aria Fresca”, i fans improbabili, le telefonate che non arrivano e quella che invece segna la svolta.

Pur non mancando i folgoranti striscioni e le interviste pazze, lo spettacolo sorprende per tutto il resto, portando in scena un Militello che il pubblico conosce meno: praticamente un “Militello …ignoto”!

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di Valentina Olla

regia Sabrina Pellegri

con Valentina Olla e Marco D’Angelo

Una scrittrice (Valentina Olla) sta scrivendo uno spettacolo su Rita Levi Montalcini e l’impresa diventa quasi impossibile: nulla sembra essere abbastanza intelligente, le parole diventano banali di fronte alla grandezza di una mente così elevata e ad una personalità così straordinaria.
Una giovane donna ebrea che riesce a superare le assurdità delle leggi razziali, le atrocità della guerra, la discriminazione di genere: Rita Levi Montalcini è riuscita a vincere tutte queste sfide attraverso un secolo di incredibile storia personale.
L’autrice inizia così un percorso di fantasia a ritroso nel tempo nella vita della scienziata dall’anima ‘’imprendibile’’, entrando con l’immaginazione nei panni della madre, della sorella e di Rita stessa da ragazza.
La vita ed i pensieri dell’autrice cominciano un po’ per volta ad intrecciarsi con quelli della scienziata, a volte in sintonia, a volte agli opposti, in un monologo surreale a più voci, nel quale intervengono un giornalista impertinente (Marco D’Angelo) e la musica di un pianoforte. Dagli inizi del ‘900 italiano, all’epilogo di una straordinaria esistenza, passando attraverso il Nobel.

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DANDY ALIGHIERI

Cabaret infernale

DI E CON:

Filippo Capparella e Giacomo Tamburini

Due attori, due cantanti per necessità, più che per virtù. Ringhiano, piangono, ridono, latrano in scena con una chitarra piena di scotch. Accompagnano il pubblico, come Virgilio e Dante, tra le bolge di un inferno tutto particolare. La cantica più memorabile si mescola alla canzone popolare e si contamina degli episodi più diversi della letteratura mondiale, che vengono stravolti e raccontati da un punto di vista inaspettato: quello di un cabaret infernale.

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Arrangiamenti di Mauro Isetti ed Egidio Perduca.
Test di Mauro Isetti e Daniela Placci.

Sonic Factory presenta il nuovo spettacolo Musicale-Teatrale dal titolo “Io sono Mina”, interamente dedicato alla più celebre cantante pop italiana. Diva e Pop allo stesso tempo, amata da compositori, registi, musicisti e telespettatori.
Dagli esordi come esponente della “tribù degli urlatori” al successo indiscusso televisivo e discografico. Dalle celebri collaborazioni al “ritiro” dalle scene (ma non dal panorama musicale, italiano ed internazionale).

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La gelida penombra del corridoio di un Pronto soccorso.
In un angolo, accanto alla finestra, una donna seduta su una sedia a rotelle, attende di essere visitata. Nella mano stringe il cellulare, sperando che la figlia le risponda. La pioggia fuori e la grondaia che sbatte danno vita ad una serie di ricordi, dall’infanzia, al giorno del matrimonio, alla sua vita da insegnante della scuola materna, al rapporto, difficile, con la figlia.
Il dolore che aumenta, la solitudine, poi la paura di essere stata dimenticata, lì in quell’angolo.
La nostra protagonista è una mamma e una nonna, una donna di questi tempi, in grado di fotografare con estrema lucidità e semplicità la caducità della vita e il bisogno, per sopravvivere, “di andare oltre le cose, oltre la forma, oltre il colore, oltre l’odore”.
La Fine di Tutte le Cose e’ un monologo a tratti divertente e a tratti commovente che ci aiuta a riflettere sul disordine dei nostri tempi, sulla solitudine ordinaria nella quale viviamo e le reali ricchezze dell’esistenza.
Attraverso una messa in scena essenziale, la protagonista, Franca, vive una condizione di attesa. Una sedia a rotelle, luci fredde in uno spazio angusto e squallido, sono i pochi elementi necessari a creare un clima coercitivo e claustrofobico che conducono lo spettatore ad empatizzare, fino al punto da sperare che questa donna, tanto aggrappata alla vita, venga vista, ascoltata, salvata dalla morte.

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BALANCIER . Siamo tutti alla ricerca di un equilibrio, statico o dinamico, ma forse ci viene chiesto semplicemente di oscillare all’infi nito nel duale senza mai raggiungerlo.

ESSENCE: Nell’era del virtuale e delle guerre, delle pandemie e dell’emergenza climatica, del consumismo e del capitalismo… ma anche dell’inizio all’era dell’Acquario ovvero l’era dello Spirito, l’Esigenza profonda che emerge in chi ha sviluppato una maggiore sensibilità grazie all’affinamento dei suoi strumenti spirituali, è quello di ritrovare e riconnettersi con la “sua” vera Essenza/Matrice per meglio attraversare questo percorso di ESISTENZA duale che ogni anima è chiamata a percorrere, imparando cosi a “vedere e vedersi” oltre le apparenze senza pregiudizi. ESSENCE indaga infatti la delicata questione di cosa nonostante le apparenti diversità ci accomuna. L’interrogativo se compreso nel suo senso più profondo porta all’assenza di pregiudizi, al rispetto tra i popoli, alla tolleranza e all’accoglienza della diversità intesa come risorsa. L’approdo finale è la scoperta di essere parte di una Matrice comune che ci lega indissolubilmente gli uni agli altri a brevi e lunghe distanze temporali e territoriali.
L’UNESCO dichiara infatti ad inizio Nuovo Millennio: Fonte di scambi, d’innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita. In tal senso, essa costituisce il patrimonio comune dell’Umanità e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni future.

INSIEME: Omaggio all’amore del corpo dell’uomo e della donna che nella loro diversità sono ugualmente perfetti.
Una ricerca sul tema dell’ambiguità dei sentimenti, del dualismo nell’amore che esplora la relazione tra maschile e femminile e la cura istintiva ed appassionata che lega due persone.

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“Il brutto anatroccolo” è una favola scritta da H. C. Andersen, la cui “morale” vuole insegnare a credere in sé stessi, a non perdere mai la speranza anche se il presente è difficile e ci si sente inadeguati e inadatti a vivere perché ognuno può trasformarsi in uno splendido cigno.
Il racconto tradizionale del piccolo pulcino bistrattato e cacciato dai suoi simili, che vorrebbe lasciarsi morire perché più volte abbandonato, viene trasformato in un’animazione teatrale in cui l’attrice narrante, Nicoletta Tangheri, interagisce sia con il pubblico che con l’artista Martina Fochesato, disegnatrice e ambientatrice della vicenda.
Il lieto fine, con la trasformazione in cigno dell’anatroccolo e l’accoglienza nel gruppo dei suoi simili vuol essere un incoraggiamento a crescere e a credere nelle proprie potenzialità nonostante qualcuno sostenga il contrario.
Lo spettacolo è adatto ad un pubblico dai 5 ai 10 anni, ma godibile, proprio per la sua tematica e la leggerezza con cui viene affrontata, ad ogni età.

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